Il nostro venerdì di parole
Nasce la call delle letture in Mirandola Comunicazione
C’è un momento della settimana in cui ci fermiamo. Non per rallentare, ma per cambiare ritmo.
Ogni venerdì mattina, tra le 9 e le 10, in Mirandola non si parla di task, non si commentano i KPI, non si rincorrono urgenze. Si legge.
Abbiamo inaugurato la nostra call delle letture, un cerchio virtuale e reale dove ognuno porta un brano, un testo, una pagina da condividere. Qualcosa che ha acceso un pensiero, lasciato un segno, fatto vibrare una corda.
Nel primo incontro eravamo io, , Mauro Sarina, Lorenzo Carnielo, , Marzio Quaglino e Anna Marosi.
Mancavano un po’ di persone, ma il cerchio c’era. Era vivo.
ha aperto il cerchio con il racconto fresco di quanto vissuto il giorno precedente in un’azienda che, da tempo, proviamo a raccontare in modo nuovo. Analizzando quanto abbiamo comunicato in questi, ha individuato e fatto emergere semi in grado di trasformarsi in buone pratiche per guidarci verso una reale transizione energetica e al rispetto per l’ambiente. Una lavoro che sta tracciando il senso del nostro lavoro, ogni giorno: una comunicazione che ambia impatto positivo
Iacopo ha letto un brano tratto da Una persona alla volta di Gino Strada:
“Prima si decide di fare una cosa, poi si pensa al come e a tutto il resto. È la decisione, la scelta di mettersi in gioco che dà energia e stimoli.”
Anna ha sottoscritto parola per parola: “È anche la mia filosofia di vita”.
Lorenzo, ancora con il cuore a Roma, ci ha portato dentro la sua prima gara di Slam Poetry con Logos:
“Più veloce, più veloce, più veloce!”, ha detto un poeta in un crescendo che finiva nel silenzio e ci faceva capire con il ritmo delle parole l’accelerazione delle nostre vite.
E poi un altro, con il cuore in un paesino d’Abruzzo, si chiedeva se anche chi si è tolto la vita per non andare in guerra meriterebbe il “presente” nella lettura alla cerimonia dei caduti.
Io ho letto il testo che ha scritto per la manifestazione di oggi dei Fridays for Future a Bologna:
“Non siamo stati noi a scegliere di nascere su un pianeta martoriato dalla plastica e bruciato dai combustibili fossili. […] Se quel fuoco che ci brucia dentro diventasse forza propulsiva… potremmo cambiare tutto.”
E poi ho letto io, di nuovo. E anche questa volta non erano parole mie.
Era una lezione di teatro scritta da Mauro, un messaggio per tutti noi.
Ho letto, e l’ho visto commuoversi.
“Lo spettacolo che emoziona è quello dove tutto è al servizio di un’unica verità, una verità condivisa. […] Non si fa attivismo con l’estetica. Si fa attivismo con la verità.”
Marzio ha chiuso, con due frasi che ci hanno fatto restare in silenzio:
“Non c’è pace senza giustizia.
La verità è la forza della pace.”
E in quelle parole che contenevano tutto ciò che avevamo condiviso si è chiuso in cerchio.
Da ora in avanti, ogni venerdì sarà così.
Una call che non è una call. È un’ora per ricordarci chi siamo, cosa ci muove, cosa ci tiene svegli. Un piccolo abracacabucchino settimanale , come l’abbiamo chiamato (grazie Lorenzo per l’ispirazione).
Se nella settimana abbiamo trovato una lettura che ci ha ispirato, una parola da regalare, la portiamo al cerchio digitale o analogico che sia.
Fallo anche tu, nel tuo gruppo, nella tua scuola, nella tua azienda.
Non serve un grande palco. Serve solo un cerchio. E qualcuno pronto ad ascoltare.