Internet è la Collina, non il cellulare
Il testo completo del mio intervento del 16 novembre 2019. Uno dei momenti più difficili ed emozionanti del 2019. #FOCUS2039 TEDx Trento
Internet è la collina,
non il cellulare.
Per capire come sarà il mondo dell’informazione e della comunicazione tra venti anni è importante capire questo aspetto che è strettamente connesso al concetto di libertà.
Internet come libertà.
Proviamo ad analizzare le tre libertà che ci ha concesso la rete.
Ripassiamole insieme. Lo so che le conosciamo bene, ma ogni tanto è importante fermarsi e verificarne lo stato di avanzamento.
- La libertà di comunicare con chiunque nel mondo e di accedere a qualsiasi fonte.
- La libertà di lavorare ovunque e nei tempi che decidiamo noi, senza limiti spazio-temporali.
- La libertà di esprimere le nostre opinioni, di scriverle e condividerle su ogni possibile canale.
Se analizziamo oggi queste tre libertà, sembra che qualcosa ci sia sfuggito di mano. Il puzzle non pare avere tutti i tasselli a posto.
Proviamo a vedere una libertà alla volta per come le stiamo vivendo oggi.
- La libertà di comunicare con ognuno nel mondo e di accedere a qualsiasi fonte non sembra mediamente darci vite più informate. Secondo l’UNESCO nel mondo vengono pubblicati più di due milioni di libri ogni anno, solo su Amazon (secondo un’analisi abbastanza datata di Techcrunch) appare un nuovo libro ogni cinque minuti, miliardi di parole, di immagini, video, suoni competono ogni giorno per avere la nostra attenzione. E noi come faremo a leggere tutto? Come fruiremo tutto questo? Come selezioneremo? Come orientarci in questo universo infinito di informazioni? Cresce l’ansia da perdita del controllo e nella sensazione di disorientamento, molti di noi rinunciano. Smettiamo di scegliere. Ci accontentiamo di quello che ci raggiunge invece di cercare quello di cui abbiamo realmente bisogno. Come lettori e come scrittori spesso siamo disorientati dai flussi di informazioni che ci raggiungono ogni giorno a qualsiasi ora e che proseguono il loro fluire anche in nostra assenza. E questo proprio non ci piace. Per questo motivo ci risulta difficile disconnetterci, rimanere fuori senza avere la sensazione di perderci qualcosa. Questa paura ci porta soltanto ad avere vite più stressate e una sensazione costante di dover accelerare come in una gara con noi stessi che non sembra mai avere fine. Il nostro benessere ne risente. Non abbiamo mai avuto accesso a tante fonti di informazioni, ma non siamo per nulla più informati, né tantomeno, ci sentiamo più liberi.
- Ma veniamo alla libertà lavorativa. Oggi, come mai avvenuto in passato, molti lavori potrebbero essere svolti da remoto, ovunque nel mondo e questo è bellissimo. Internet è la collina, ricordate? Eppure esiste anche qui il rovescio della medaglia. Il lavoro libero da costrizioni spazio-temporali ci ha portato a essere costantemente connessi e, quel che è peggio, continuamente reperibili. Come una nuova e più subdola forma di schiavitù, siamo rimasti vittime di questa falsa promessa di libertà. Riprendere il controllo delle nostre vite significa sapere quale sia il percorso da intraprendere verso la costruzione della migliore versione di noi stessi.
Come dice Francesco Marconi, Responsabile Ricerca e Sviluppo del Wall Street Journal e tra i massimi esperti mondiali di intelligenza artificiale applicata al giornalismo, nel suo libro “Diventa autore della tua vita” edito da Rizzoli, per vivere come vuoi, disegna la tu avita e diventane curatore, scrittore e autore paziente. È la più bella opera d’arte che potrai mai realizzare, il tuo vero e unico capolavoro.
#CREATI è una sorta di algoritmo della felicità per scoprire che cosa ti motiva nella vita e nel lavoro e iniziare a concretizzarlo. La collina su cui ho fondato la mia agenzia di comunicazione è questa concretizzazione, è il simbolo della libertà che ti regala la rete, eppure molte volte mi sono sentita schiacciata dal peso del digitale. Invece che un modo per vivere questa libertà, il digitale mi portava a essere sempre più lontana da me stessa e dalla natura.
3. E siamo alla terza libertà, quella di esprimere le nostre opinioni. Internet è davvero il luogo dove è nata una nuova democrazia delle idee? Come si legge in “21 lezioni per il XXI secolo” di Yuval Noah Harari: “Nell’attuale clima politico, qualunque pensiero critico del liberismo e della democrazia potrebbe essere strumentalizzato da autocrati e da vari movimenti illiberali.”
Pensate alla delusione che abbiamo provato dopo aver creduto alle false promesse di libertà che invece hanno utilizzato la rete come strumento per infondere negatività, odio, paura.
E la pace sociale non può fondarsi sulla paura. Certo non che la paura come strumento di potere sia una invenzione di Internet, sia una scoperta dei giorni nostri, ma mai come oggi ha strumenti di trasmissione tanto potenti.
Ricordiamoci, però, che quegli stessi strumenti sono anche a disposizione di ognuno di noi. E questo potrebbe cambiare tutto. Dipende solo da noi.
Abbiamo analizzato le tre “libertà” come appaiono oggi, un po’ compromesse, a essere proprio sinceri.
#Focus2039
Per parlare di come potranno essere tra venti anni e quindi immaginare il nostro futuro che è anche connesso a quello dell’informazione e della comunicazione, vi chiedo di fare un piccolo esperimento mentale. Mi riferisco al film Sliding Doors. Una bellissima Gwyneth Paltrow viene licenziata da un’agenzia di comunicazione e, disperata, torna di corsa a casa, prendendo la metropolitana molto prima del suo solito orario. Solo che proprio le porte della metro finiscono per creare due dimensioni parallele della sua vita, due possibili futuri a seconda della porta che deciderà di scegliere.
Oggi tocca a noi.
Credo che ci troviamo di fronte a una scelta di quelle che possono cambiare il nostro futuro che è totalmente connesso con quello dell’informazione e della comunicazione in cui viviamo immersi in ogni istante ogni giorno, di quelle che ti portano a cercare un’altra porta per cambiare radicalmente il mondo in cui viviamo e per farlo dobbiamo cambiare la sua narrazione e l’unico modo è partire dalle nostre narrazioni, partire da noi, dalle parole che usiamo e da quelle che scegliamo di leggere e condividere. Il nostro futuro e quello dell’informazione e della comunicazione dipenderà da noi, dalla porta che scegliamo di aprire.
E allora proviamo a immaginare quelle stesse tre libertà tra venti anni , provando a invertire la rotta e cambiando la porta e quindi la direzione.
- La vera connessione globale non è digitale, ma umana. Nei prossimi venti anni per cambiare le nostre narrazioni è importante scegliere la chiave della ricerca della verità. È l’unica chiave possibile. Verità senza se e senza ma, senza vergognarsi della parola, senza nascondersi dietro a nomignoli, senza velarla di aggettivi inutili. Il buon giornalismo deve impegnasrsi a cercare la verità. I fatti non bastano più, dobbiamo anche saperli raccontare. La verità è ricerca, interrogazione, dubbio, verifica. Dobbiamo ringraziare ed essere pronti a finanziare chi ha il coraggio di dubitare e ci aiuta a smascherare la falsità. La gratuità, ricordiamocelo, è sempre sospetta.
E con la ricerca della verità possiamo anche ridare un senso alla buona comunicazione. Paolo Iabichino esattamente dieci anni fa le ha dato il nome di Invertising, perché inverte la rotta della pubblicità, sceglie una nuova grammatica per contribuire a rendere il mondo un posto migliore in cui vivere- Per questo valore, concretezza, verità, missione devono essere alla base dello scambio a ogni livello, sia aziendale sia nelle nostre narrazioni quotidiane.
Ricordiamocelo sempre quando decidiamo di scrivere online o di postare qualcosa. Chiediamoci: aggiunge valore?
2. Il lavoro nel 2039 diventerà una parte sempre più ridotta delle nostre vite. Le macchine sostituiranno molte attività dell’uomo, non solo quelle produttive come è avvenuto fino ad oggi, ma anche le attività culturali e manageriali. Gli stessi comunicatori e giornalisti saranno sostituiti da software di intelligenza artificiale. L’assunto per cui il valore di un uomo è identificato dalla sua produttività crollerà del tutto. L’uomo non sarà più identificato dal lavoro che svolge, ma dalla passione che saprà mettere nell’affermazione di sé, nel suo racconto e nella sua narrazione, nella partecipazione all’ecosistema di cui parliamo, quello dell’informazione e della comunicazione, costruendo lettura dopo lettura, parola dopo parola, un tassello alla volta, la migliore versione di se stesso, come suggerisce Francesco Marconi.
3. E infine la terza e ultima libertà. La democratizzazione del sapere. E qui torna in gioco il ruolo storico, andato perso, dei mediatori, dei giornalisti e della loro capacità di filtro e di garanzia di una informazione verificata e di qualità, non più da un pulpito ma in una costante relazione di ascolto e reazione. Perché come dice Arianna Ciccone, fondatrice del Festival Internazionale del Giornalismo: “Attivismo, giornalismo come conversazione, la presenza degli autori nelle discussioni sui social e anche i tasti “partecipa” e “segnala un errore” sono tutte modalità per vivere il digitale come ponte tra le persone in modo da cogliere la grande occasione democratica che sono i social media, costruire una comunità intorno ai contenuti di qualità.”
Questa è la vera democrazia che internet ci aveva promesso e che oggi può tornare a riportare il giornalismo a esprimere il suo ruolo di guida, anche e soprattutto nelle publiche amministrazioni dove il medium è un ponte tra istituzioni e cittadini e svolge in tal senso un compito molto critico, cruciale e fondamentale.
Abbiamo immaginato i due possibili universi alternativi. Ora tocca a noi scegliere tra le due porte.
La porta numero 1
La prima porta ci fa salire sul treno della rivoluzione digitale per come è oggi, con una velocità sempre maggiore, in un processo di accelerazione inarrestabile a costo di non dare spazio alla nostra vita che continuerà a essere separata da quella digitale in una sorta di schizofrenia continua. Questa porta associa Internet al cellulare.
La porta numero 2
La seconda porta è quella della tecnologia al servizio dell’uomo, del tempo liberato da lavori ripetitivi e usuranti dove non esiste dicotomia tra analogico e digitale, ma l’uno è al servizio dell’altro, un esperimento di intenzionalità positiva continua in grado di risolvere i grandi problemi dell’umanità. Vi saranno nuovi mediatori culturali in grado di indirizzare le macchine.
E come diceva Giorgio Gaber “Libertà non è uno spazio libero. Libertà è partecipazione.”
E in effetti sta a ognuno di noi partecipare, condividere valori, leggere, approfondire, dubitare, verificare le fonti, scegliere le migliori, essere pronti a finanziare chi ci aiuta a capire la complessità e così costruire un mondo migliore attraverso la nostra partecipazione attiva fatta da miliardi di piccoli atti di verità. Ognuno di noi può scegliere quale porta attraversare. Ognuno di noi, come Gwyneth Paltrow, si trova davanti alla porta della metro. Scegliere quale aprire ridisegnerà il nostro futuro che altro non è quella della comunicazione e dell’informazione, del digitale come cellulare o del digitale come collina.
La scelta dipende da ognuno di noi. Soltanto da noi.